Gli ululati, i cori offensivi che arrivano dagli spalti sono una insopportabile consuetudine in quasi tutti gli stadi. Non solo in Italia, ma anche in Europa. Razzismo, discriminazioni territoriali, ma anche omofobia. Quanto di peggio ci possa essere in un luogo di aggregazione e di condivisione della passione per lo sport. Se la lotta al razzismo è senza quartiere, si fa avanti anche quella per l’omofobia, problema altrettanto delicato. La stella del Barcellona, Antoine Griezmann, si è schierato apertamente per la sospensione per insulti e cori omofobi. “Se interrompiamo le partite, le persone non saranno felici e smetteranno di farlo”, ha detto Griezmann a RTL dopo la vittoria della sua Francia contro l’Andorra (3-0) nella sfida valida per le qualificazioni a Euro 2020.
Griezmann, l’omofobia e la polemica politica
L’attaccante già lo scorso maggio era apparso in prima pagina sulla rivista a tematica “Tetu” con il titolo “Basta omofobia nel calcio”. Griezmann ha indirettamente risposto al presidente della Federcalcio francese Noel Le Graet, che disse che sarebbe “un errore” interrompere le partite. “Una partita va fermata per cori razzisti, per una rissa, per incidenti o se c’è un pericolo in tribuna”, disse. Per Le Grater razzismo e l’omofobia negli stadi “non sono la stessa cosa”. Dichiarazioni che hanno scatenato una polemica politica, con la reazione della ministra dello sport francese Maracineanu: “Sbagliato quello che dice Noel Le Graet parlando di differenza. Questi cori non si possono più tollerare”. Il tema è diventato importante in Francia dopo che lo scorso 19 agosto la partita di Ligue 2 tra Nancy e Le Mans è stata interrotta per cori omofobi. Sospesa dieci giorni dopo, per qualche minuto, anche la sfida di Ligue 1 tra Nizza e Marsiglia.