Ai serbi, scriveva il giornalista Bernardo Valli, “capita confondere storia e leggenda e di vivere la storia come se fosse attualità”. Oggi, la storia racconta di una nazione che aspetta e che spera. Ma come da tanto tempo, dalla fine della Jugoslavia, quel che spera non si avvera. La Serbia orgogliosa ha visto i rivali della Croazia due volte in vent’anni sul podio mondiale, terzi nel 1998, secondi nel 2018. Generazioni di talenti hanno attraversato un simile percorso di accese passioni, desideri rimasti sulla strada come fiori non colti, e giorni di gloria che via via svanivano dalla memoria come fotografie virate seppia. Fino a qualche anno fa, si sarebbe potuta considerare la versione balcanica del Portogallo. Ma il titolo europeo, più della recente vittoria in Nations League, hanno scavato una sostanziale differenza. I successi, alimentati dalla maturità consapevole quanto carismatica di Cristiano Ronaldo, hanno cancellato il “vorrei ma non posso” e il “potrei ma non riesco” dal presente della nazionale lusitana. Marchi che invece restano ad oscurare l’orizzonte di una Serbia ancora in cerca d’autore. La sfida di ritorno allo stadio Rajko Mitić di Belgrado potrà restituire la misura e la direzione di un’evoluzione che ogni volta ricomincia senza arrivare a destinazione.
Quando Portogallo e Serbia si sono affrontate all’andata, infatti, sulla panchina degli slavi c’era un altro allenatore, Mladen Krstajic, convinto che Luka Jovic, bomber simbolo della nuova era del calcio serbo passato in estate dall’Eintracht Francoforte al Real Madrid, abbia rilevanti affinità con Luis Suarez. “E’ un classico realizzatore, con gran controllo di palla e un’ottima comprensione del gioco” diceva in un’intervista a T-Online, ripresa dal sito della Bundesliga. “E’ coraggioso, pericoloso in ogni momento della partita perché sta sempre lì aspettando un’occasione o una distrazione da parte dei difensori. A volte sembra un po’ passivo, ma questo lo rende ancora più difficile da marcare e da comprendere per gli avversari”.
Nell’ultimo anno, Jovic si è preso un posto centrale nell’attacco della nazionale. La sua esplosione ha convinto l’ex ct a passare a una configurazione a due punte, ha giocato più volte con Aleksandar Mitrovic del Fulham, avviato alla cinquantesima presenza in nazionale. L’evoluzione tattiva ha indotto a spostare così più indietro o sull’esterno Dusan Tadic, l’uomo che l’anno scorso con l’Ajax ha incantato il Santiago Bernabeu. Cresciuto all’AIK Bačka Topola (la squadra della sua città) e al Vojvodina, dopo la formazione in Olanda al Groningen poi al Twente, dopo quattro anni sospesi tra ambizione e delusione al Southampton, è diventato l’acquisto più caro nella storia dell’Ajax.
Il nuovo ct Tumbaković, arrivato sulla panchina della Serbia il primo luglio, promette di mettere in campo una nazionale meno difensiva rispetto alla gara d’andata con il Portogallo. Ha vinto sei campionati e tre coppe nazionali al Partizan (tra 1992 e 1999 e tra 2000 e 2002): nella sua ultima stagione incontrò anche il diciassettenne Cristiano Ronaldo che stava iniziando a brillare allo Sporting Lisbona. Ha ottenuto risultati non solo in patria. Ha portato alla prima e unica stagione l’AEK Atene al terzo titolo in Grecia e centrato due successi nella Super Lega cinese con il Wuhan Zall. Ha già allenato una nazionale, il Montenegro dal gennaio 2016. Un buon inizio nella campagna di qualificazione per i Mondiali del 2018 si trasforma in una grande illusione. Le sconfitte contro Armenia, Danimarca e Polonia impediscono di raggiungere anche i playoff.
Ma si troverà di fronte una squadra con un gioiello in più, Joao Felix, colpo dell’Atletico Madrid che ha già dominato le prime uscite dei Colchoneros. Il dialogo con Cristiano Ronaldo, rapporto shakesperiano con il mentore chiamato ad agevolare la transizione del progetto di campione destinato a prenderne il posto, sarà il fattore che potrà salvare Fernando Santos dal rischio di una clamorosa non qualificazione agli Europei. Il ct non ha voluto rispondere alla domanda da un milione di dollari: Ronaldo, Bernardo Silva, Bruno Fernandes and Félix giocheranno tutti insieme?
“Felix sta già dimostrando tutto il suo valore già alla sua età” ha detto il centrocampista Ruben Neves. Avere una spalla come Cristiano Ronaldo, secondo miglior marcatore all-time nella storia delle nazionali, ne può facilitare l’ulteriore progresso.
Jovic invece si troverà ad avere un ruolo da guida, più da trascinatore solitario. Sarà chiamato ad essere un po’ una versione calcistica di Novak Djokovic, che ha dato al popolo serbo quello di cui aveva bisogno, come ha detto l’ex leggenda del basket Vlade Divac: essere fiero di sé. Ma in uno sport di squadra può non bastare.
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