Roberto Mancini lo vede come uomo ovunque. “Stefano Sensi può giocare ovunque e con chiunque. È tecnico, bravo, ha qualità e quantità” ha spiegato. Anche per questo Antonio Conte, che sta avviando un nuovo corso all’Inter disegnando anche i contorni di un modello tattico più rigidamente strutturato, ha deciso di investire si di lui. E di farne il vero uomo simbolo del cambio di passo.
Come gioca Sensi
L’anno scorso Sensi ha chiuso la stagione come uno dei migliori centrocampisti per passaggi chiave, ovvero gli appoggi che servono a mandare un compagno al tiro. Quando è arrivato, si sarebbe pensato che non corrispondesse al profilo ricercato da Conte per quel ruolo. Sensi ha infatti qualità elevate di controllo nello stretto, motivo per cui a Cagliari ha di fatto giocato da trequartista con l’ulteriore compito di andare a ridurre i gradi di libertà dell’ex Nainggolan, play basso e primo creatore del gioco dei sardi. Le perplessità si concentravano sulla struttura fisica, sulle possibili difficoltà nell’uno contro uno, nei duelli corpo a corpo, nel mantenimento del pallone o nella precisione sotto pressione.
Sensi rivelazione all’Inter
Ma le prime due partite hanno completamente cambiato le prospettive. Sensi, che nelle ultime quattro stagioni ha tirato 51 volte di destro e 27 di sinistro, si è preso il centro della scena nell’Inter. E già scattano paragoni con Giaccherini, che Conte ha rivalutato proprio da mezzala durante la sua gestione alla Juventus, tanto da portarlo poi anche in nazionale.
Il ct Roberto Mancini l’ha fatto debuttare lo scorso novembre, nell’amichevole vinta contro gli Stati Uniti. Alla seconda presenza, contro il Liechtenstein, ha festeggiato anche il primo gol. La scelta di Sensi testimonia, da parte di Mancini, la volontà di costruire non solo una nazionale votata al fraseggio, ma un modello di calcio che possa fare da traino per un’evoluzione complessiva del sistema italiano. Il tempo sembra maturo. Le tendenze europee di valorizzazione della propositività, infatti, si stanno vedendo già nell’atteggiamento delle squadre, piccole e grandi, di Serie A nelle prime giornate di campionato.
Sensi mezzala giusta per l’Italia di Mancini
Con un giocatore come Sensi accanto a Jorginho e Verratti, Mancini dichiara di volere una nazionale che impone il suo gioco, che guadagna campo attraverso il palleggio e a questo ideale sacrifica la presenza di un mediano di interdizione classica. “Avere accanto giocatori tecnici come Jorginho e Verratti aiuta – ha spiegato Sensi in conferenza stampa – posso giocare dove serve. Il mio ruolo è il regista, ma nel calcio moderno ci si scambia spesso i ruoli durante la partita. Con Conte all’Inter mi sto trovando molto bene a fare la mezzala”.
In nazionale, magari con una porzione di campo più estesa da coprire, questa innovazione potrebbe tornare particolarmente utile, e offrire al centrocampo una mezzala di possesso di intelligenza tattica e qualità nello stretto. Caratteristiche che agli occhi del suo primo maestro lo fanno assomigliare, per tipologia di giocatore, a Xavi o Iniesta, un’icona capace di inventare la versione moderna del ruolo di mezzala di possesso. Da questo punto di vista, Sensi offre un’interpretazione della sua posizione diversa rispetto a Barella, titolare nella sofferta vittoria contro la Bosnia. Il suo nuovo compagno di squadra all’Inter, infatti, ha più atletismo, recupera più palloni anche in campo aperto, è più istintivo, energico in spazi larghi, meno efficace e preciso però se c’è da pensare velocemente vicino alla porta. Questo potrebbe davvero diventare l’anno di Sensi.