Patrick Schick, un fiore mai sbocciato all’ombra del Colosseo. L’attaccante ceco è arrivato a Roma nell’estate del 2017 con la nomea e l’aspettativa del pezzo pregiato pronto a fare il salto di qualità in una big: l’acquisto più costoso nella storia del club giallorosso dopo Batistuta (34 milioni complessivi pagati in due tranche, una da 13 e l’altra da 19) arrivava dalla Sampdoria, strappato – per così dire – alla Juventus. I bianconeri erano la squadra a cui il bomber era destinato, ma poi le visite mediche non superate hanno dato una smossa agli affari.
A prenderlo, dunque, furono i giallorossi dell’allora Di Francesco con l’obiettivo di farlo esaltare e di far sognare i tifosi verso grandi traguardi. Il traguardo, quasi tre anni dopo, lo vede lui senza grossi risultati: stagioni discontinue, caratterizzate da infortuni e problemi di testa, l’attaccante per uscire fuori da questo loop negativo da cui sembrava essere avvolto ha chiamato persino un mental coach.
Invece di risolvere i problemi, le incertezze sono aumentate: sotto porta Schick, nelle ultime annate, si è mostrato incisivo soltanto con la Nazionale d’appartenenza. Nella Capitale appena 6 i gol segnati, troppo poco per un giocatore che – di fatto – è stato schiacciato dalla troppa pressione: “Non è una fuga, ma avevo bisogno di cambiare. E’ il passo giusto per la mia carriera. E’ difficile spiegare perché non è andata bene alla Roma, ci sono stati più fattori. E’ stato un inizio difficile iniziare una nuova avventura senza una preparazione adeguata, poi gli infortuni, le grande aspettative, che purtroppo non ho soddisfatto pienamente. In più la pressione sotto la quale giocavo mi ha fatto sentire legato“.
Queste le ultime parole del ceco che, adesso, proverà a reinventarsi al Lipsia. In prestito, per ripartire da dove – effettivamente – è rimasto: ai tempi della Samp. Il periodo giallorosso non è valutabile se non con un segno meno davanti, l’intento del ragazzo è quello di tornare (eventualmente) rinfrancato. Ora come ora, un sospiro di sollievo provano a tirarlo soltanto i tifosi che erano stati illusi con l’acquisto di un cigno – “Non è una questione di soldi, pensiamo a questo fenomeno, come Schick ne nasce uno ogni 100 anni. Di talenti come lui ce ne sono pochi: è meglio di Beckenbauer”, queste le parole del patron Ferrero alla chiusura della trattativa con la Roma – per poi ritrovarsi a compatire il ‘brutto anatroccolo’.
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