L’acquisto di Neymar mette Ernesto Valverde, tecnico del Barcellona, di fronte a un problema di abbondanza. Ha a disposizione quattro assi di un colore solo, o per meglio dire due (azul e grana): O‘Ney, Messi, Suarez e Griezmann. E può farli giocare come vuole. Una volta recuperati il Pistolero e la Pulce, la domanda risulterà ineludibile: come giocherà il Barcellona?
Si va verso il 4-2-2-2
Difficile che il modulo di partenza resti il 4-3-3 visto contro l’Athletic e il Betis. Più facile che Valverde possa virare verso un sostanziale 4-2-2-2 con Busquets e De Jong davanti alla difesa e i quattro assi a ruotare davanti. Questa configurazione, in fase di possesso, permette la moltiplicazione di triangoli continui che coinvologono tre delle quattro linee su ciascuno dei due lati: fra centrale, terzino e mediano; tra mediano, trequartista e attaccante e così via.
Perché una tattica simile possa funzionare, servono centrocampisti offensivi rapidi con e senza palla, pur con una porzione di campo più ampia da coprire, attenti all’occupazione degli spazi di mezzo e alla compattezza verticale della squadra. Per caratteristiche e movimenti a cui già sono abituati, un modulo del genere potrebbe vedere Neymar come trequartista dal lato destro e Griezmann a sinistra.
Davanti resterebbe Suarez con Messi a fargli spazio intorno. L’argentino, considerato che De Jong, ma anche il suo eventuale vice Arthur, manifestano tratti da controllori del gioco più che da registi creativi. Questo potrebbe indurre Messi a occupare una posizione più arretrata nello sviluppo del gioco, a muoversi più da trequartista. E far evolvere il modulo, anche solo in fase di non possesso, verso un 4-2-3-1. L’effetto sarebbe di allontanare un difensore, portandolo sulle tracce di Messi, per andare a sfruttare un possibile sbilanciamento sul lato debole con gli inserimenti di Griezmann e Neymar.
L’esempio di Pellegrini
Durante la sua gestione al Manchester City, Pellegrini utilizzava una formazione simile con Dzeko e Aguero di punta, più Silva e Navas dietro. I due di centrocampo, Yaya Toure e Milner, in fase di impostazione raramente rimanevano sulla stessa linea, così come i due attaccanti, per moltiplicare le linee di passaggio e rendere meno banale le operazioni di copertura per i difensori avversari.
I due esterni garantivano ampiezza e possibilità di controllare il campo nelle uscite. Ma il 4-2-2-2 non può garantire facilità di scorrimento nelle transizioni negative e una sufficiente protezione della difesa. Anche Pellegrini, infatti, chiedeva ai suoi di allinearsi secondo un 4-4-1-1 in fase di non possesso così da permettere a Yaya Touré di abbassarsi a schermo davanti alla difesa.
Messi più libero
Nel Barcellona, probabilmente Messi manterrà un ruolo più anarchico, svincolato da istruzioni precise. L’argentino rappresenta l’imprinting della scuola del calcio totale sulla scuola blaugrana, che nasce già dal cartello all’ingresso della Masia, la famosa cantera dove nascono le speranze del futuro del Barcellona: “Siamo attaccanti che difendono, siamo difensori che attaccano”. Un contesto in cui, come scrive Sandro Modeo nel libro che ha dedicato ai catalani, “fase difensiva e costruttivo-offensiva non sono separabili”. L’approdo finale, oggi in maniera meno estrema rispetto agli acuti della gestione Guardiola, rimane sempre “il rapporto a specchio tra possesso e riconquista immediata” del pallone. In questo modo la giocata del singolo può restare coerente con l’armonia di squadra, e generare una reciproca, proficua, esaltazione. E i quattro assi possono giocare tutti.