L’ultima volta che Antonio Conte ha messo piede in uno stadio italiano passando dalla panchina era il 2016. Allora era tecnico di una Nazionale bella, caparbia e acerba, con tanti ricordi e qualche rimpianto dagli undici metri. Sono passati 3 anni, ad accoglierlo oggi San Siro come nuovo allenatore dell’Inter. Con un colpo di spugna provare a gettarsi alle spalle gli anni in bianconero – vincenti, come quelli in Premier League col Chelsea – ma adesso è un altro film. Un’altra storia: c’è da provare a vincere con la “pazza Inter”, laddove c’era follia serve concretezza.
Inter-Lecce, Conte: “Divento il primo tifoso della squadra con cui lavoro”
Suona la carica immediatamente Conte, la prima di campionato – contro la neo promossa Lecce – regala tre punti non impossibili ma nemmeno così scontati. La squadra di Liverani, infatti, ha dato del filo da torcere al pugliese ma sono bastate le fiammate di Brozovic, Sensi, Lukaku e Candreva a spegnere gli entusiasmi dei giallorossi. Euforia nerazzurra, invece, per questo nuovo corso: un po’ meno contento Icardi, da simbolo nerazzurro a separato in casa, a tratti rinnegato prima da Marotta e soci poi da Conte stesso. L’ideale sarebbe andare altrove, ma stasera c’è solo l’Inter (come dice l’inno) e ribadisce il tecnico nel post gara:
Come ha visto la sua Inter stasera?
“Primo tempo bene, poi disuniti negli ultimi 15 minuti. A sprazzi, poco pressing ma bene. Il Lecce ha una buona idea di gioco, noi siamo stati presenti perché non volevamo inciampare alla prima per i tifosi e per l’entusiasmo con cui ci hanno accolto. C’è da migliorare, ma sono degli step da fare. Sono soddisfatto dei ragazzi per il lavoro estivo fatto insieme e questo inizio di stagione”.
Lukaku si è inserito alla grande nel gruppo…
“Romelu è entrato nel mondo inter con umiltà come un gigante col sorriso, umile e disponibile con tutti. Contento anche di Lautaro e degli altri. Questa è la prima giornata, festeggiamo ma poi testa a Cagliari per arrivare bene alla sosta. Non dobbiamo essere una scintilla, ma diventare dinamite e proseguire su questa strada”.
Come è cambiata la sua idea di calcio rispetto al passato?
“Sicuramente la mia idea di calcio si definisce con un 3-5-2 portato all’evoluzione offensiva del 4-2-4, i ragazzi sono propensi ad attaccare con equilibrio. Penso di avere gli uomini adatti a questo sistema, anche con i difensori di un certo spessore, centrocampisti portati all’inserimento. Su ogni sistema bisogna lavorarci ripeterlo fino alla nausea per attuarlo al meglio”.
Un centrocampo poliedrico questa sera…
“Hai detto bene, ho giocatori polivalenti a centrocampo. C’è grande qualità di palleggio tra Brozovic, Sensi e Vecino che ha fatto bene dopo il problema muscolare in Coppa America. Possiamo cambiare spesso senza snaturare le idee di partenza”.
All’Inter ha già l’affetto dei tifosi: si sente già a casa?
“Come ho detto ieri in conferenza, io non cerco empatia: io sono questo, mi immergo in totale nella causa che sposo. Io dove lavoro divento il primo tifoso, do il 110% sarà così anche con l’Inter”.