Frank Lampard ha fatto la sua scelta. Già dalle prime amichevoli ha affidato in precampionato la maglia numero 9 del Chelsea a Tammy Abraham. Suona come un’investitura. Il teenager di origine nigeriana che ha rappresentato l’Inghilterra in tutte le selezioni giovanili ha le spalle abbastanza larghe per essere il centravanti titolare dei Blues. Lampard l’ha difeso per gli insulti razzisti dopo il rigore sbagliato in Supercoppa europea contro il Liverpool, la squadra con cui aveva esordito in Premier League con i Blues nel 2016. L’ha confermato a Carrow Road contro il Norwich e ne ottenuto in cambio la doppietta decisiva per la sua prima vittoria da allenatore.
Le caratteristiche di Abraham
Lampard l’ha scelto perché può interpretare il suo calcio veloce e verticale. Giroud, infatti, è sicuramente più esperto e più abile a proteggere palla spalle alla porta, ma il tecnico sembra preferire in questo avvio di stagione un attaccante più pericoloso in contropiede, che va a sfidare i difensori in campo aperto.
Già contro il Manchester United, ha mosso bene il pallone, disallineato i difensori per creare spazi dove inserirsi. Ma ne ha persi anche troppi, di palloni, e ha vinto un numero insufficiente di contrasti: così il Chelsea si è scoperto esposto nelle transizioni negative.
Entrato al Chelsea a otto anni, qui ha trovato un tecnico disposto ad aspettarlo, a valorizzarlo, a condurlo per un percorso di apprendimento per prove ed errori. Disposto a guidarlo, pronto a proteggerlo dagli attacchi dei tifosi. La fiducia ne ha alimentato il dinamismo energico e più libero, fattore cruciale nella doppietta a Carrow Road.
La carriera di Abraham
Nell’estate del 2016 il Chelsea lo manda in prestito al Bristol. Allora viene considerato un nuovo Drogba. A gennaio ha già raggiunto i sedici gol: diventa il teenager più prolifico nella storia della Football League davanti all’ex attaccante del Fulham Moussa Dembélé. Saranno 23 a fine stagione, decisivi per evitare la retrocessione. E’ il primo ad essere premiato come giocatore dell’anno, miglior giovane dell’anno e capocannoniere della squadra nella storia del Bristol City. Dopo una stagione da otto gol in 39 partite in prestito allo Swansea, all’inizio della scorsa stagione Sarri lascia intuire di volerlo confermare. Ma nel suo orizzonte c’è un altro viaggio, all’aston Villa. Contribuisce con 4 gol al primo 5-5 che si mai visto al Villa Park, contro il Nottingham Forest a novembre. Ne segna 26 in stagione, l’ultimo nella finale playoff sul derby County a Wembley che ha riportato i Villans in Premier League. Nessuno aveva raggiunto quota 25 nella storia del club dai tempi di Andy Gray nel 1977: allora l’Aston Villa chiuse al quarto posto in First Division e vinse la Coppa di Lega. Gray fu premiato come Giocatore dell’Anno e Players’ Player of the Year, ovvero il migliore del campionato in una votazione tra gli altri calciatori. Nessuno aveva mai vinto prima due riconoscimenti per giocatore dell’anno.
Col suo spirito, Abraham si è fatto amare ovunque. “In qualunque squadra, mi piace dare tutto, ci metto il cuore in campo” prometteva nel giorno della presentazione all’Aston Villa. E non si può dire che fossero soltanto parole. Ha girato l’Inghilterra ma c’è solo un posto che possa davvero chiamare casa: Stamford Bridge. There’s no place like home. Certi amori fanno dei giri immensi, ma poi ritornano. E da casa, Abraham riparte. Per conquistare l’Inghilterra e magari l’Europa.