Il Napoli vuole mettere paura alla Juve. L’acquisto di Hirving Lozano, il più costoso di sempre nella storia del club, segna un cambio di passo, un’accelerazione verso l’alto. Atterra a Ciampino alle 18.15, domani mattina effettuerà le visite mediche a Roma a Villa Stuart. Arriva per 42 milioni, pagabili in quattro rate, una parte dei quali sarà girata dal PSV Eindhoven al Pachuca, la sua squadra precedente. Guadagnerà quattro milioni netti a stagione per far valere anche in campo, in Serie A, quel bizzarro soprannome di Chucky.
Ai tempi del Pachuca, ha raccontato, per un paio di mesi ha vissuto con dei compagni di squadra. E si divertiva a spaventarli: si nascondeva sotto il letto e sbucava fuori all’improvviso. Sono loro che hanno cominciato a chiamarlo Chucky, come “La bambola assassina” della serie di film di Don Martini.
Mette paura anche alle difese avversarie, però. Segna 31 gol in 120 partite al Pachuca prima di passare al PSV Eindhoven nel giugno 2017. Alla prima stagione vince subito l’Eredivisie, e i tifosi olandesi pensano bene di mantenere bene il soprannome, che ben rispecchia il suo effetto su chi deve marcarlo domenica dopo domenica. In due campionati, ha giocato 79 partite, realizzato 40 reti tra Eredivisie e coppe e servito 23 assist.
Destro di piede, ha giocato spesso anche come ala sinistra, per occupare sul lato debole gli spazi di mezzo, sfruttare la velocità di progressione e la precisione nel tiro anche dalla distanza. Da esterno del 4-2-3-1, taglia spesso dentro, verso il centro. Non ha i movimenti dell’ala classica, più raramente a saltare il terzino in velocità sull’esterno per andare sul fondo e crossare.
Veloce con e senza palla, dalla posizione di centro-sinistra può vedere una porzione di campo più ampia e offrire un contributo di idee e di rifinitura più determinante. Il pensiero laterale, la capacità di visione non gli mancano di certo.
Nell’ultima stagione ha tirato tre volte di media a partita, come rivelano i dati Wyscout, ha distribuito quasi 23 passaggi e quattro cross ogni 90 minuti. La quota di 2 passaggi per il tiro di media si accompagna agli 8 dribbling tentati (gliene riescono tre su cinque). Molto presente nella trequarti offensiva e nell’area avversaria, partecipa comunque anche alla fase difensiva, al recupero del pallone.
E’ un vincente con un lato vulnerabile che si traduce periodicamente nella difficoltà di contenere gli istinti, di misurarsi di fronte alle provocazioni. A 24 anni, ha già alle spalle otto espulsioni.
La presenza di un giocatore poliedrico come il messicano può comportare diverse variazioni tattiche. Ancelotti potrebbe metterlo in competizione con Callejon per il ruolo di ala destra senza cambiare i fondamenti del suo 4-4-2 attuale. Potrebbe anche riportarlo a sinistra, spostando Insigne come seconda punta in coppia con Mertens o in alternativa al belga. Una soluzione che non comporterebbe particolari rivoluzioni nell’occupazione degli spazi nelle due fasi, in quanto il Napoli è abituato a giocare con Insigne che parte largo e taglia dentro da sinistra e un’ala più classica a destra, come Callejon, che si inserisce alle spalle dei difensori.
Non è da escludere, però, che il vero obiettivo di medio-lungo periodo di Ancelotti sia replicare l’albero di Natale dei tempi del Milan. Un 4-3-2-1 che potrebbe prevedere Allan schermo davanti alla difesa, Callejon arretrato come mezzala, Fabian Ruiz e Zielinski a giocarsi l’altro posto da titolare; e davanti Lozano e Insigne dietro Milik o Mertens. Al Milan, il modulo funzionava bene con un centravanti di grande movimento come Shevchenko che garantiva diverse direzioni di passaggio e una costante presenza in area. Probabilmente, a Napoli funzionerebbe meglio con Milik che con Mertens.
Lozano è oggi il talento messicano più in vista, anche più del “Chicharito” Hernandez e di un declinante Giovanni dos Santos. Il Messico è la nazione nordamericana con la tradizione calcistica più antica e radicata, la Liga MX è il settimo campionato di calcio al mondo con più spettatori negli stadi. Lozano, che prevedibilmente diventerà il miglior messicano nella storia della Serie A, anche perché finora l’unico di qualche rilievo è stato Rafa Marquez, arrivato a fine carriera a Verona. Un simbolo come lui potrebbe consentire al Napoli di aprirsi a nuovi mercati, di individuare nuove sponsorizzazioni, aumentando così i ricavi complessivi e la differenziazione delle fonti. Due aspetti decisivi nella competizione con le big d’Europa.
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