Ha servito l’assist per il gol vittoria di Romain Del Castillo contro il PSG. Ha mantenuto il 97,6% di precisione nei passaggi nelle prime due giornate di Ligue 1. Due indizi non sono una prova, ma bastano a far brillare il talento del sedicenne angolano Eduardo Camavinga che ha giocato da protagonista la sua decima partita da professionista al Rennes.
Camavinga, racconta L’Equipe, è arrivato in Francia a due anni. Il Rennes l’ha scovato a Fougères, a 50 chilometri dalla città, quando ne aveva 13. Centrocampista centrale, sta completando il percorso per acquisire la completa cittadinanza francese anche per poter essere convocato in nazionale. Il club gli ha fatto firmare il primo contratto da professionista a dicembre. Poi, dopo una prestazione incoraggiante nella sconfitta, sempre contro il PSG, in Supercoppa, questa settimana gli ha proposto un’estensione fino al 2022: offerta rapidamente accettata.
“Eduardo è un giocatore da esporre e da proteggere” ha detto il tecnico Julien Stéphan alla vigilia della sfida di campionato poi vinta contro i campioni in carica del PSG. “Esporre perché se dovesse ripetere la prestazione mostrata all’esordio in stagione a Montpellier, potrebbe presto imporsi tra i titolari. Proteggerlo, perché non ha ancora diciassette anni e non ha conosciuto l’intensità dei match ravvicinati di Ligue 1“.
Contro il PSG, rispetto al debutto stagionale, è aumentato di sicuro il ritmo di gioco. Ma Camavinga, che ha giocato titolare insieme a Romain Salin e Jeremy Morel, di 19 anni più anziani, ha completato 40 passaggi su 41 e ne ha ricevuti 38, spalmati su tutta la larghezza della fascia di centrocampo. L’angolano non era ancora nato quando quattro giocatori presenti in Ligue 1 quest’anno esordivano da professionisti, ma ha giocato bene corto e si è speso anche in sei contrasti di cui tre riusciti.
E ha mostrato anche una completezza di intuizioni e di gioco, con e senza palla, non comuni per giocatori della sua età. Ha recuperato palla, ha fatto sentire la sua presenza nelle due fasi, ha difeso, ragionato, e dato ampiezza alla manovra con le sue percussioni palla al piede, molto apprezzate dal pubblico bretone. Nel contesto di una squadra che non si è disunita, ha offerto soluzioni per accelerare il gioco in fase di possesso. Essenziale, ha favorito la fluidità e la semplicità nella circolazione di palla.
Alto più di un metro e ottanta, è magro ma non per questo manca di muscoli. “E’ un giocatore che sa farsi delle domande, che sa come fare la cosa giusta” ha detto Stéphan. “Ha un gioco molto interessante, gli parlerò perché cresca in condizioni di massima serenità”.
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