Una staffetta con Muriel ha cambiato la storia. Si potrebbero ritrovare, insieme a Zapata, in un trio d’attacco tutto colombiano all’Atalanta. L’estate di Roger Martinez ha preso velocità nel primo tempo della prima partita di Copa America contro l’Argentina. Muriel si fa male, lo sostituisce lui. In nazionale non gioca da due anni e mezzo, e in Brasile non avrebbe dovuto nemmeno esserci. Ma con un gran destro inizia a far piangere un’Argentina scioccata dalla pochezza della nazionale a dispetto del talento nominale disponibile. Completa la sua redenzione e si apre orizzonti di gloria.
Le storie di chi emerge dal Sudamerica seguono spesso un’evoluzione, uno schema tristemente comune. Quartieri poveri, famiglie che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, il pallone come sogno di evasione, come un tappeto volante che disegna un mondo diverso, indirizza verso una terra promessa. La sua non fa eccezione. L’anno scorso il portale Racing de Alma l’ha intervistato. Ne è emerso uno spaccato di indigenza, di quella miseria che oscura ogni orizzonte, che diventa l’unico scenario di vita insieme al calcio. “Giocavamo tutto il giorno con palle ricavate arrotolando calzini, o in qualsiasi altro modo. Giocavamo in strada, sempre. Tornavo a casa con i piedi che sanguinavano ma non c’era niente di più bello. In casa, spesso non c’era cibo, e qualche vicino di casa ci dava una mano. Giocavo per dimenticare la fame, almeno fino a sera”.
Molti dei suoi compagni, al bivio tra l’adolescenza e l’età adulta, finiscono sull’altra strada che spesso queste storie a un certo punto presentano: la delinquenza, la droga. Martinez entra a 14 anni in una scuola calcio di Medellin. Inizia la sua nuova vita.
Roger Beyker Martínez Tobinson, questo il suo nome completo, dal barrio di Cartagena, uno dei più pericolosi del Sudamerica, parte per il suo personale romanzo di formazione. E’ un ragazzo estroverso, racconta la madre in un’intervista a “El Planeta”, gli piace la musica, adora ballare. Come molti che vivono lo sport come riscatto personale, come unica via per migliorare la condizione familiare, per Roger il calcio non è solo un gioco. Non è difficile capire perché mal sopporti di commettere errori, e perché abbia paura di rimanere solo.
A 18 anni il padre lo accompagna in Argentina. Fa quattro provini, anche col Boca Juniors. Le risposte differiscono per forma, non per sostanza: hai talento, sei bravo, ma. Un ma che scava dubbi, erode le certezze di Roger sulle sue qualità. Finché al Racing di Avellaneda, sempre in cerca di nuovi idoli da affiancare a Diego Milito, il tecnico Luis Zubeldia non cancella quel ma. Sei bravo, hai talento, e basta. Questo il messaggio. Debutta presto in prima squadra all’Academia.
Dopo un anno, però, il nuovo tecnico Diego Cocca lo scarta. Gioca una stagione in prestito al Santamarina, in seconda divisione, e un’altra all’Aldosivi. Qui comincia a mostrare una certa predisposizione ai gol nelle grandi occasioni. C’è anche lui tra i marcatori nello storico 3-0 del maggio 2015 alla Bombonera, prima sconfitta stagionale del Boca Juniors. Evidentemente l’Argentina, in diversi modi, gli porta bene.
Torna al Racing nel 2015, realizza sei gol in stagione e si toglie anche il gusto di segnare in Copa Libertadores al Bolivar. Poi parte per la Cina, gioca due stagioni e mezzoal Jiangsu Suning con la promessa, mai realizzata di poter arrivare all’Inter. Segna una doppietta nella finale di Coppa di Cina contro il Guangzhou Evergrande nel 2016 e l’anno successivo mette a segno la prima rete in Champions League asiatica. Gli si aprono comunque le porte dell’Europa. Lo acquista a gennaio il Villarreal per 14 milioni. Il Sottomarino Giallo cerca un sostituto per Cedrick Bakambú. Gioca quasi sempre da esterno di centrocampo, fuori ruolo. Ma lascia almeno un ricordo importante, un “golazo” al Real Madrid nell’ultima giornata di Liga: controlla sul lato sinistro dell’area, si gira, si accentra e calcia sotto l’incrocio lontano.
Non è un gol dissimile da quello segnato all’Argentina, nella Copa America che avrebbe dovuto vedere da casa per via di una causa, intentata dalla moglie, per alimenti non pagati. Convince, Martinez, anche nell’ultima stagione all’America, la squadra più titolata del Messico. Il Villarreal, comunque, si assicura il 50% dei proventi della sua futura prima cessione. I messicani chiedono 15 milioni. L’Atalanta pregusta un trio d’attacco tutto colombiano per farsi bella di notte nelle serate d’Europa.
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