Premier League, Chelsea-Leicester 1-1: Mount illude Lampard, ma i Blues durano mezz’ora

Una festa a metà per il ritorno di Lampard. Mezz’ora di promesse e scintillanti accenti di calcio champagne. Poi, un lento scivolare nelle paure e nelle ansie tipiche di una squadra giovane su cui grava il peso di una storia lunga di successi. La prima in casa del Chelsea in Premier League resta un fiore non colto. I Blues pareggiano 1-1 contro il Leicester. Sblocca Mount, che deve convivere con l’etichetta di erede proprio di Lampard. Ndidi pareggia per i Foxes che nel secondo tempo creano pericoli ad ogni azione d’attacco. E il Chelsea, ancora una volta, sembra sgonfiarsi troppo facilmente quando subisce gol.

Mount studia da Lampard

Il Chelsea prende forma nelle mani di Frank Lampard. Osservato anche dal padre in tribuna, alla prima da allenatore nello stadio che lo ha amato come una leggenda del calcio mondiale, dopo lo shock iniziale all’Old Trafford Lampard traccia i primi segni del suo nuovo percorso. I Blues giocano un calcio veloce, verticale, contro un Leicester molto chiuso che concede due occasioni nei primi 5′ poi regala il gol del vantaggio. Ndidi si distrae ai 18 metri, Mason Mount sentitamente ringrazia. E’ il primo inglese del Chelsea a segnare in Premier sotto la gestione di un allenatore non straniero dal 1996.

Si muove bene Emerson Palmieri, che scambia 21 volte con Zouma nella prima mezz’ora. Stamford Bridge si diverte, Giroud al 26′ si concede anche un colpo di tacco al limite dell’area piccola per smarcare Kante. L’imprecisione della conclusione non svaluta la bontà della costruzione. Il francese è coinvolto in ogni azione, come Pedro che spinge e copre, centrale nelle due fasi, determinante con e senza palla.

Chelsea, tanti giovani e grandi ambizioni

La libertà di esecuzione in velocità dei Blues diventa una risposta al peso delle ambizioni di un pubblico abituato alla qualità e al lusso. Ma Christian Pulisic non è Eden Hazard, per quanto i tifosi possano aspettarsi da lui quei movimenti e quel contributo offensivo. Anche Mason Mount non è Lampard, centrocampista box to box che ha segnato come nessuno. Di sicuro, Mount sta dimostrando comunque di voler essere quel tipo di giocatore, di provarci con dedizione e finora una buona resa. Al momento, di più non gli si può chiedere. L’unica occasione nella prima mezz’ora per un Leicester di rosa vestito ma con poche ragioni per veder la vita in rosa, è un regalo di Kepa che serve male Zouma. L’ex Everton rimedia poi su Vardy, che dal 2014 ha segnato più gol di chiunque altro in Premier League in trasferta contro le sei grandi (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester United, Manchester City e Tottenham Hotspur).

Il Leicester cresce, la difesa del Chelsea balla

Il Leicester prende campo, anche grazie a Ayoze Perez che completa tutti gli 8 passaggi verso la trequarti offensiva e i tre dribbling che completa Pereira. Quando scende il ritmo, vengono fuori anche le caratteristiche dei Foxes che, quando il ritmo si è abbassato alle soglie dell’intervallo, hanno via via portato più uomini nella zona della palla senza farsi prendere dal panico dopo una prima mezz’ora in cui il Chelsea si è impossessato del gioco a centrocampo. Merito di Kante, lanciato da Ranieri al Leicester. Combina, ma non è più una sorpresa, l’efficacia nel recupero palla dei migliori mediani di fatica, e l’intuito svelto nella prima giocata delle grandi mezzali di possesso. Con lui, diceva il tecnico romano, si gioca in 12.

Ancora incerti, invece, i movimenti difensivi individuali e di squadra del Chelsea. Ci provano a tenere la linea alta, i Blues, ma il timore si nota e l’ansia da prestazione genera pericoli e gradi di libertà da allarme rosso per Maddison che si scatena in area al 51′, salta Kepa e appoggia dietro. Mount allontana con la fretta che facilita l’errore e serve di fatto Fuchs, impreciso però nella conclusione. I Foxes, però, mettono paura nel secondo tempo. Il 4-1-4-1 di Rodgers secondo un effettivo 4-3-3 e la partita cambia.

Ndidi si riscatta e pareggia

Il centrocampo dei Blues, forse per una minore tenuta atletica degli interpreti, convince quando si distende ma si disallinea, si squilibra quando copre. Saltano coperture preventive, il Leicester guadagna spazi in campo aperto anche se il pareggio arriva da calcio da fermo: testata da corner di Ndidi, che si alleggerisce delle colpe per l’errore del primo tempo, all’alba dell’ultimo terzo di partita.

Di riscatto avrebbe bisogno anche Abraham, dopo una settimana che definire difficile sarebbe eufemistico. Lampard lo manda in campo per Giroud al 62′. Pedro si fa male alla caviglia destra, ma non è così grave, resta in campo.  Escono invece Pulisic e Jorginho per Willian e Kovacic: tatticamente non cambia nulla. Rodgers sceglie invece l’ex Sampdoria Praet per Choudhoury negli ultimi 18 minuti. Aggiunge qualità nel possesso, prova a vincerla. Conta sulla spinta di Perez, che completa più passaggi di tutti negli ultimi 30 metri, e Maddison, più efficace nei passaggi chiave che preciso nelle conclusioni. Il Chelsea rischia ancora, ma salva almeno in parte l’abbraccio a Lampard.

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