In sette dei 14 gol stagionali del Wolverhampton c’è il suo decisivo contributo. Due li ha segnati, cinque li ha fatti realizzare. Diogo Jota, coinvolto in una rete ogni 45 minuti in questo inizio di stagione, è il pericolo numero 1 da sorvegliare per il Torino, chiamata alla sfida decisiva contro la squadra di Nuno Espirito Santo nell’ultimo turno preliminare di Europa League.
Diogo Jota ha aperto la prima campagna europea del club dal 1980, suo il primo gol nell’andata del primo turno preliminare di Europa League contro i Crusaders, e chiuso il 4-0 al ritorno sul Pyunik con una rovesciata d’artista nella serata del debutto da titolare di Patrick Cutrone. L’attaccante portoghese, che può giocare anche da ala o da centrocampista offensivo, non è nuovo alle finalizzazioni raffinate. L’esibizione corale che ha inaugurato il 2-0 a Cardiff lo scorso marzo, un esercizio di stile nel tocco di prima in verticale, un “action passing” con tanto di ricamo finale (controllo di sinistro, piroetta, destro sull’uscita del portiere) è stato votato miglior gol della stagione del Wolverhampton.
La scorsa stagione, rivelano i dati Understat, ha segnato nove gol su 61 tiri, di cui 46 dall’interno dell’area di rigore. Un bottino perfettamente in linea con il totale degli expected goals, ovvero le reti stimate dal modello che prende in considerazione il tipo di conclusione, la distanza dalla porta, l’angolo di tiro e restituisce per ogni tentativo la probabilità di realizzare una rete.
Il tecnico Nuno Espirito Santo ne ha esaltato i tratti migliori quando a gennaio è passato dal 3-4-3 al 3-5-2. Jota, che fino a quel momento aveva agito più largo nel tridente, ha potuto dialogare più da vicino con Raul Jimenez, principale partner d’attacco, arrivato in prestito e riscattato in estate per 30 milioni di sterline: è di fatto il principale colpo nel mercato estivo del club.
La trama tutta pensiero veloce e desiderio di precisione che ha portato al gol al Cardiff traduce gli effetti benefici, individuali e collettivi, del riposizionamento.
Qualche indicazione in realtà era già arrivata alla fine di gennaio. Jota, fondamentale con 17 gol e 5 assist nella promozione in Premier League ma fino a quel momento incapace di incidere al livello più alto, cambia orizzonti e prospettive con la tripletta al Leicester. Diventa il secondo portoghese a segnare tre reti in Premier League, chiude il campionato con nove gol in 29 presenze e si candida a rivelazione di squadra anche di questo campionato. Anche perché alleggerito dalle responsabilità nel lungo periodo, sollevato dalla possibilità di alternarsi con Cutrone.
Nuno Espirito Santo conosce la forza della continuità e della stabilità. La società non ha ceduto nessuno degli uomini chiave per lo sviluppo di un gioco fluido che si avvantaggia di una struttura solida. E’ vero, la scorsa stagione hanno segnato meno del Bournemouth o del Crystal Palace, ma hanno pur sempre concesso meno gol del Manchester United e dell’Arsenal. Per una neopromossa, non è proprio banale.
La difesa si articola, davanti a Rui Patricio, con Conor Coady che orchestra, Wily Boly e Ryan Bennett in marcatura, entrambi tra i primi 10 centrali della Premier League per duelli aerei e contrasti vinti. Il tecnico di base propone due esterni a tutta fascia, Matt Doherty e Jonny Castro Otto, ha innestato in mezzo il belga Dedoncker, anche lui riscattato dal prestito, con Ruben Neves e João Moutinho.
Un trio completo, con caratteristiche complementari, che consente al Wolves di mantenere un elevato possesso palla e di non squilibrarsi troppo nelle transizioni. Un dettaglio rilevante nel 3-5-2, un modulo che tende ad allungare la squadra, a far crescere le distanze fra i reparti, a esporre al contropiede fra le linee. Jota, Jimenez e il jolly Cutrone si alterneranno davanti. E già contro il Torino, vista l’imminente sfida al Manchester United, le scelte potranno non essere così scontate. La squadra di Mazzarri, che crea facilmente densità davanti alla difesa, sembra avere i mezzi tattici per imporre i propri punti di forza. Serviranno velocità e generosità nell’affrontare situazioni ripetute di uno contro uno a tutto campo. E’ da partite come queste che si giudicano le squadre.
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