Che spreco. Solo due parole, ma un significato sconfinato che va dalla rabbia al dispiacere. Lo abbiamo detto per Antonio Cassano, lo continueremo a dire all’infinito per Mario Balotelli e così per tanti altri, perché di calciatori controversi ne abbiamo visti passare parecchi. Nel pentolone c’è già Mauro Icardi e il rischio è che possa rimanerci per sempre. Sta a lui cambiare il corso della storia. E molto dipenderà dalla scelta sul suo futuro.
Scaricato dall’Inter (con modi discutibili), ha fiutato l’affare la Juventus, con il Napoli sullo sfondo. Fabio Paratici e De Laurentiis hanno nel tempo il loro primo alleato, che è invece primo nemico dei nerazzurri. Più settimane passano, più il valore del cartellino si abbassa. La forte volontà di venderlo costringerà Beppe Marotta ad accettare offerte molto più basse del suo reale costo. Ed è su queste basi che si poggia la critica nei suoi confronti per la gestione di questo caso. Inaspettatamente, tra l’altro, considerando le abilità manageriali dell’amministratore delegato che ha dato il la al dominio Juve in Italia.
Sull’acquisto di Icardi c’è tanto scetticismo, più che giustificato. Wanda Nara è una presenza ingombrante, su questo non c’è dubbio. Ma è anche vero che spesso si è calcata troppo la mano sulla sua effettiva incidenza nei fatti del marito-assistito. Mauro ha 26 anni, è più maturo di quanto si pensi ma, effettivamente, nei recenti comportamenti ha sbagliato tutto. Ma questo non può essere solo il frutto delle manovre “oscure” della moglie-agente. Se così fosse, Wanda farebbe un baffo al meraviglioso marionettista Rasid Nikolic.
Per Juventus e Napoli il rischio di mettersi un “problema” nello spogliatoio è alto. Entrambe sono due oasi, due società con regole precise e senza particolari personalità. Uno come Icardi potrebbe alterare questi equilibri. E quando questo succede, il pericolo di complicare anche i risultati di squadra è molto alto. Caso lampante quello dell’Inter, che nella scorsa stagione si è ritrovata a conquistarsi la Champions League soltanto all’ultima giornata contro l’Empoli – partita resa intricata da un rigore sbagliato guarda caso proprio da Mauro. I contro dell’affare per bianconeri e azzurri si fermano qui. Non è roba da poco, ma i pro sono allettanti.
Sia a Sarri (con Higuaìn in uscita) che ad Ancelotti un centravanti farebbe comodo. Icardi era oggetto del desiderio di Maurizio già ai tempi proprio del Napoli e proprio per sostituire il Pipita, ma non se n’è fatto nulla. L’idea di averlo a disposizione lo intriga nuovamente: se con lui Higuaìn è entrato nella storia della Serie A, chissà cosa può fare Icardi, che sotto porta è ancor più letale dell’ex milanista. Ne avrebbe maggiormente bisogno il Napoli, che non si fida pienamente di Arek Milik: l’argentino sarebbe il terminale offensivo perfetto per sfruttare al meglio le occasioni create dai “piccoletti” Insigne, Mertens e Callejon.
Ma queste sono soltanto questioni di numeri, di ruolo, di occupazione di spazi. Il vero motivo per cui vale la pena investire su Icardi è proprio Icardi stesso. Seppur con comportamenti che non fanno di lui un professionista a 360°, Mauro è un calciatore fortissimo, un centravanti di valore assoluto. 124 gol in 219 partite con la maglia dell’Inter (121 in Serie A, considerando l’anno alla Sampdoria), due volte capocannoniere nei campionati 2014-15 (22) e nel 2017-18 (29). Un 9 puro, uno di quelli che sente la porta come se fosse il suo sesto senso. E ha ancora margini di miglioramento, soprattutto nel lavoro sporco e nel gioco di squadra: ritocchi che per artisti come Sarri e Ancelotti sono pane quotidiano. Così come per Antonio Conte, che però ha rifiutato pure di provarci (e con giuste motivazioni).
Ad una cifra inevitabilmente al ribasso, l’acquisto di Icardi rischia di diventare un affare per chiunque abbia il coraggio di farlo. La Juventus c’è – ed è in vantaggio -, il Napoli pure. Con la mentalità giusta, nell’ambiente giusto e con il progetto tattico giusto, l’argentino può diventare uno straordinario valore aggiunto piuttosto che un valore tolto, come lo è stato per l’Inter di Luciano Spalletti. Dipende tutto da lui: dalla testa più che dai piedi, perché quelli ci sono già. Invertire la rotta e cambiare la storia è nelle sue possibilità. Quel pentolone degli sprechi può rovesciarlo e, pian piano, risalire la scala che porta dritto all’Olimpo.
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